Gwenny

Gwenny

Books, Tea, Coffee, Telefilm.

!!! spoiler alert !!! Review
4 Stars
E' diventato un libro di azione?
The awakening: Il risveglio  - Kelley Armstrong, Chiara Marmugi, Simona Adami

In poche parole: I ragazzi scappano dal Gruppo Edison (sì, come quello della lampadina), strani individui che hanno attuato degli esperimenti su di loro e rivogliono indietro le loro care, piccole cavie.

Da scordarsi il libro tanto "calmo" e carino di prima, The Awkening ha davvero poco a che fare con The Summoning, forse in comune rimangono solo i personaggi.

I ragazzi corrono da un posto all'altro senza sosta, dividendosi e rincontrandosi all'infinito, con strani incontri, rapporti che si solidificano (Yes, Chloe and Derek, YES!), sparatorie (sì, sparatorie. Poveri minorenni.), nemici che diventano amici e amici che diventano amici. Davvero un bel salto di qualità dal primo libro, l'ho preferito. Ho amato le pagine in cui Derek e Chloe si dividono dal resto del gruppo e rimangono da soli per un po'. Quanto li posso adorare insieme. E finalmente ci siamo sbolognati un po' Simon e il suo interessamento nei confronti di Chloe buttato lì random. Spero che il terzo non mi deluda, sia dal punto di vista sentimentale che per quanto riguarda la trama.

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4 Stars
Chloe, chi sei davvero?
The summoning. Il richiamo delle ombre - Kelley Armstrong

In poche parole: Chloe, una ragazzina appena diventata adulta, inizia a vedere delle strane presenze, che poi si riveleranno fantasmi, e viene rinchiusa in una casa di cura - Lily House - in cui le presenze continuano ad "assillarla" e inizia gradualmente a conoscere i ragazzi della casa e, soprattutto, la verità. Su tutto. Che lei è più di quello che sembra - una negromante? Forse. - e anche i ragazzi.

 

Le lettura ti catapulta immediatamente in un mondo fatto di bidelli con la faccia squagliata e pillole da ingoiare la mattina, ma il clima di Lily House è decisamente più "allegro" di quello che mi aspettavo. Inanzitutto non si parla di vero e proprio manicomio, ma di "casa famiglia", colorata e - apparentemente - accogliente. Si studia, si fanno le faccende di casa, ci si svaga con un computer del 15/18 e dei film ancora più datati. Inoltre, trattandosi di una casa famiglia per "ricchi", gli ospiti sono davvero pochi (5 all'inizio, poi 4), quindi niente pazzi inquietanti che girano per i corridoi o strane presenze dietro l'angolo che si dondolano su una sedia stile bambola assassina. Lily House sembra una specie di orfanotrofio (pillole - sedute dalla psicologa - fantasmi a parte).

I protagonisti, come già accennato, sono pochi e, vuoi o non vuoi, sembra che tutti riescano a fare qualcosa di figo e strano.

Chloe, Rae (Rachelle), Liz, Tori (Victoria), Derek, Simon.

 

Liz all'inizio ti sembra la classica ragazza amica della nuova arrivata, ma poi il personaggio diventa leggermente inquietante quando inizia ad essere, beh, pazza. Dice di essere impossessata da un poltergeist, ma non c'è neanche il tempo di iniziare a preoccuparsi per lei che viene "buttata fuori" da Lily House e portata in un "ospedale". Ma sarà vero? Dopotutto, Clhoe, dopo la sua partenza, inizia a vederla allo stesso modo in cui vede i fantasmi... sarà morta? O cosa? Punto più sulla prima.

 

Tori-Victoria è invece la classica ragazza antipatica stile "oh-mio-dio-ti-odio-senza-un-motivo", ma in realtà i motivi per odiare Chloe ce li ha e sebbene rimanga stronza fino alla fine del libro, non è una di quelle "cattive" che riesci ad odiare. Magari nei libri seguenti della trilogia il personaggio si evolverà in modo positivo. Chissà. Potere? Ah, boh.

 

Rae-Rachelle è quella che ti fa simpatia dal primo momento. E poi, spero abbia un potere fighissimo. Magari è una semidemone. Chissà. Per ora si sa solo che è legato al fuoco e già la cosa è interessante.

 

Simon è quello che, per qualche strana ragione, ho un po' odiato sin dal primo momento. E' il solito ragazzo dei romanzi carino e dolcioso, simpatico e con il potere più "puro" e meno pazzo di tutti (in poche parole, è un piccolo Harry Potter molto meno potente. Sembra sappia creare solo nebbia dal nulla e stop, boh.). Non a caso, lui non è lì perché è pazzo - mah, io speravo di sì - ma solo perché sta con suo fratello, Derek. Non fratello di sangue, da quello che ho capito, ma la loro situazione è stramba.

 

Derek invece è quello che più ho amato dall'inizio alla fine. E' il ragazzo ombroso e distaccato, totalmente opposto al fratello. E fin qui tutti pensaranno "oddio che palle, il solito ragazzo bellissimo e un po' stronzo che poi si scopre essere dolcissimo e buonissimo" Ma noooope. Derek è davvero ombroso e distaccato e lo rimane fino alla fine del libro. Ovviamente il rapporto con Chloe si evolve (*fangirl mode on*) durante il racconto, ma a volte ti chiedi se sia arrivato al livello di amicizia o no. Inoltre non è decisamente bellissimo, anzi. Però è quello con il potere più figo. Perché è un lupo mannaro. E dopo Teen Wolf, io amo i lupi mannari.

 

Invece la protagonista. Chloe. Boh. Ma chi è 'sta Chloe? Sappiamo che sogna di essere una regista, che appena le sono venute le mestruazioni ha iniziato a vedere fantasmi (ma i dolori mestruali non sono già abbastanza pallosi senza strane presenze?), che è stata rinchiusa e blablabla... ma caratterialmente? Com'è? E' una di quelle cazzute? A volte. E' intelligente? Meh. E' qualcosa? Ma chi lo capisce è bravo. Non è di certo il personaggio più definito del mondo, sebbene sia la voce narrante. E inoltre, perché non riesci neanche minimamente ad affezionarti al personaggio? Bah, i misteri della vita. Gli unici momenti in cui mi è piaciuta erano quelli con Derek presente e quelli con i fantasmi. Il resto è abbastanza normale, ecco.

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3.5 Stars
L'interminabile avventura di Ian e Daniel
Hyperversum - Cecilia Randall

In poche parole: Ian, Daniel, Jodie, Martin, Donna e Carl si ritrovano catapultati nella Francia del 1214 per colpa di un videogioco difettoso. Da qui iniziano la loro interminabile - per davvero, quasi 800 pagine di duelli e robe varie - avventura in questo mondo sconosciuto per tutti tranne che per Ian, (in pratica) il protagonista principale, che salva il gruppetto numerose volte nel corso del romanzo grazie alla sua conoscenza della lingua e delle usanze del tempo. Gruppetto che in pratica è formato solo da Ian e Daniel, dal momento che Donna e Carl, per colpa di un naufragio, scompaiono dal romanzo per circa 500 pagine per poi rispuntare random verso la fine e Jodie e Martin sono così inutili da fare schifo. Non a caso l'autrice ha capito il suo errore e nel libro seguente i personaggi diventano due (Daniel ed Ian, per l'appunto).

Ma tornando al libro, tutto sommato è carino, un fantasy davvero accurato dal punto di vista storico e con descrizioni oserei dire perfette dei luoghi, dei personaggi, quando però erano ben agglomerate con la trama. Mi spiego meglio. L'unica pecca che non mi ha fatto godere davvero il libro appieno (da qui la valutazione che oscilla tra un tre stelle e mezzo a quattro) sono stati i tanti punti morti della trama che sfociavano in noiosissime descrizioni del... nulla. Pensiero assolutamente soggettivo, sia chiaro, dato che quasi tutti gli amanti del fantasy mi hanno consigliato questo libro molto caldamente.

Meh.

Review
3.5 Stars
Gamberale, dovrei iniziare a leggerti?
Per dieci minuti - Chiara Gamberale

Tralasciando il titolo per cui sembra che "Gamberale" sia un libro e non un'autrice, devo dire che sono piuttosto sorpresa da questa cara signora (o signorina? Oh, poco importa.)

Partiamo dall'inizio.

 

Abbiamo Chiara, la nostra protagonista, e tutte le sue certezze sono crollate. Quelle cose a cui prima si appigliava e quasi per cui cambiava non ci sono più. Lasciata da Suo Marito, in una casa a Roma che non vuole, lontana dalla sua famiglia, dalla sua casa in campagna a Vicarello e a tre pomodori di distanza da quella dei suoi, licenziata dalla rivista per cui teneva la rubrica settimanale "Pranzi della domenica" dopo essere stata sostituita dalla posta del cuore di una certa Tania Melodia, vincintrice morale dell'ultima edizione dei Grande Fratello. Fino a quando la sua analista non le lancia una sfida. Un gioco, qualcosa per tenerla impegnata per un mese intero e magari aprirle gli occhi. E Chiara inizia a giocare. All'inizio non capisce il senso di questo gioco: ogni giorno, per dieci minuti, deve fare qualcosa che non ha mai fatto in trentacinque anni di vita. Qualunque cosa e soltanto per dieci minuti al giorno. Una sciocchezza, direte voi, una cosa da nulla. Eppure quella sciocchezza inizia a cambiare Chiara, le fa aprire gli occhi su ogni piccolo problema della sua vita, su Suo Marito, su quella Roma che prima odiava e sentiva così poco sua, su quelli aggettivi possessivi che tanto usa, su sua madre e quello che si è lasciata indietro. Solo grazie ad uno smalto, un pannolino, il silenzio...